In linea con le fondamenta di questo blog, ovvero sostengo che bere vino non è un lusso e che quindi esistono vini eccellenti o buoni a prezzi compresi entro i 20 euro, segnalo la presenza in Piemonte, terra stupenda per la viticultura e che ritengo sia la migliore in Italia, di alcune doc veramente da tenere d'occhio.
- Calosso doc - sarà prodotto con uve «Gamba Rossa» meglio conosciute con il nome «Gamba di Pernice». Trattasi di un vitigno autoctono presente da secoli in piccole quantità in tre comuni: Calosso, Castagnole Lanze e Costigliole. Il disciplinare prevede quattro tipologie: la doc «Calosso» con gradazione minima di 11,5, «Calosso Passarà», da uve passite e gradazione minima di 14 e due tipologie di spumante, una rossa e una rosata.
- Fara doc - prodotto esclusivamente nel territorio dei comuni di Fara Novarese e Briona, in provincia di Novara. L'uvaggio alla base della produzione del Fara DOC è composto dai tre principali vitigni a bacca rossa del Piemonte: Nebbiolo (Spanna) dal 30 al 50%, Vespolina dal 10 al 30% e Bonarda novarese (Uva rara) fino a un massimo del 40%. Le uve destinate alla produzione del Fara DOC devono essere coltivate in vigneti piantati in zone collinari, con una resa per ettaro piuttosto alta, pari a 11. Il vino, infatti, deve essere posto ad invecchiare per almeno tre anni, dei quali almeno due devono essere in botti di legno di rovere o castagno. Con un uvaggio così nobile ed un tale tempo di invecchiamento, il Fara DOC non può che essere un grande vino: mediamente alcolico (12% vol) con un bel colore rosso rubino intenso, un profumo molto fine che non può non ricordare quello della viola mammola ed un eccellente sapore sapido, asciutto ed armonico.
- Valsusa doc - vino rosso ottenuto, in gran parte, da varietà autoctone piemontesi, come Avana', Barbera, Dolcetto e Neretta Cuneese, presenti nell'uvaggio, da sole od assieme, per almeno il 60%, ed eventualmente altre uve da vitigni a bacca rossa, non aromatici, autorizzati o raccomandati per la provincia di Torino, per il rimanente 40%. Le uve destinate alla produzione del Valsusa DOC hanno una resa per ettaro inferiore a 9 tonnellate. La mancanza dell'indicazione del periodo minimo di invecchiamento non significa, però, che il vino non debba essere invecchiato, ma che ai produttori viene lasciata totale autonomia nel decidere i tempi ed i modi dell'invecchiamento.
In Italia, come del resto anche all'estero, esistono delle realtà
vinicole, estranee alla grande distribuzione, la cui politica dei prezzi
permette di gustare degli ottimi prodotti, siano essi dei mono-vitigni
piuttosto che degli uvaggi selezionati (blend), a costi assolutamente
sostenibili.
Spesso, infatti, parte del prezzo di un'etichetta è una specie di
«tributo alla leggenda», come ha chiosato Paolo Della Rosa nel suo 101 grandi vini a piccoli prezzi e quindi non «sostanziale». Di
più: si può sostenere che non sia sempre vero che la qualità del vino sia
proporzionale al suo prezzo. In certi casi, poi, pensiamo a vini autoctoni di
produzione limitata, una politica inflazionistica di prezzi, se nel breve
periodo può produrre effetti positivi per il produttore, nel lungo periodo è
destinata a naufragare creando pericolose diseconomie di scala proprio perché
tende ad emarginare una grossa fetta potenziale di mercato e a creare di rimando giacenze in cantina.
Un'accorta ed onesta valutazione del prezzo dell'etichetta
permetterebbe invece al produttore di rimanere sul mercato per più tempo,
facendosi conoscere da una fascia di mercato potenzialmente maggiore.
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